RUBINO | PrismaNero
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RUBINO

La pietra che hai scelto è il Rubino. L’origine del nome deriva dal latino “rubenus”, rosso, anche se gli antichi romani  chiamavano questa pietra “Carbunculorum “ o “carbonchio” che significa pietra ardente, per la sua somiglianza nel colore ai tizzoni di carbone ancora acceso. Per la tonalità calda e ardente viene identificata come la pietra del Sole, che dona forza, energia e vitalità: un vero amuleto, visto che il rubino fin dall’antichità viene assimilato al successo nel campo commerciale e degli affari. Il suo colore è associato all’organo del cuore e della radice, tanto che nel medioevo fu paragonato al sangue di Cristo.  Il rubino è il simbolo di autorevolezza e coraggio. Il suo colore rosso acceso è anche visto come segno dell’amore ardente, della passione senza fine: secondo gli Indù ad esempio, il rosso della pietra dipenderebbe dal fuoco continuo che brucia all’interno della gemma. È anche considerato emblema di felicità, in grado di riconciliare dalle liti e di proteggere dai pericoli dell’acqua. Secondo le medicine antiche sarebbe anche efficace per la circolazione e per questo un ottimo rimedio contro le emorragie e nei processi infiammatori. Le leggende indicano il rubino come talismano in grado di proteggere non solo il suo possessore ma anche i suoi beni come la casa o i campi. ll rubino è da sempre una gemma molto importante legata alla nobiltà, tanto da essere considerata la più magnificente di tutte le gemme, ed è il simbolo di autorità e potere.  È stato a lungo usato come amuleto per tenere lontane piaghe e pestilenze, e, indossato, metteva in guardia da pericoli imminenti, proteggeva la salute e bandiva tristezza e pensieri negativi. Si pensava portasse serenità, allontanasse gli incubi, aumentasse la voglia di vivere e aiutasse a risolvere le dispute. In oriente veniva usato come amuleto da posizionare sulla testa fino a che la pelle non si fosse riscaldata. Questo bellissimo cristallo emana un raggio rosso puro, con una vitalità senza eguali nel regno minerale. Nel Medioevo si pensava che la pietra donasse poteri divintaori. Il rubino è un corindone rosso. Il colore più pregiato è quello che un tempo era detto “Sangue di piccione”, un rosso puro con una sfumatura bluastra. Questo connubio era la rappresentazione dell’intero sistema circolatorio. Il sangue Venoso (Rosso) e il sangue Arterioso (Blu). L’idea stessa che il rubino rappresentasse il sangue della terra. Nella mitologia greca il piccione era un animale sacro. Ma secondo la religione greco-romana i piccioni erano simbolo di Venere, dell’amore, perché turbano e si picchiettano amorevolmente a vicenda. Ancora oggi si usa la metafora del tubare e fare i piccioncini per riferirsi agli scambi amorosi. Di conseguenza nel Cristianesimo sono stati considerati simboli di lussuria, in riferimento al fatto che il maschio corteggia la compagna, con quei caratteristici atteggiamenti quasi di dispetto e corteggiamento, che hanno fatto elevare questi uccelli a simbolo dell'amore. Da questa danza amorosa, se le due parti riescono a fondersi nascerà una coppia, che può mantenersi stabile per l'intera durata della vita. E non è forse un caso che Dante ne parli nel V canto dell'inferno, nel cerchio dei lussuriosi, dove di Paolo e Francesca dice “quali colombe dal disio chiamate”, con l'ali alzate e ferme, al dolce nido vengono per l'aer dal voler portate". Il rubino è infatti spesso associato al sangue del colombo e al vino rosso. Per gli ebrei Giona (Yohnàh,"colombo") era ed è un nome maschile comune. Nel Cantico dei Cantici, “Mia colomba” è un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato; e gli occhi dolci di una ragazza sono paragonati a occhi di colomba. Come simbolo ed espressione della volontà divina, è pure citata in alcuni passi della Bibbia. Nella Genesi (8,11), è una colomba a portare a Noè il rametto d'ulivo che annuncia la fine del diluvio universale e l'inizio della salvezza e di una nuova era di pace tra Dio e gli uomini. In Matteo 3,16, la colomba viene vista scendere dal cielo da Giovanni Battista durante il Battesimo di Cristo. Per questo inizialmente l'animale venne associato al battesimo. Nei codici miniati del V e VI secolo la colomba, non più solo simbolo del battesimo, diviene, nelle raffigurazioni dell'Annunciazione e della Trinità, icona dello Spirito Santo. Il rubino rappresenta l’amore che si trasforma, che muta in qualcosa di più alto.  Il cupido solitario che incontra suo fratello. Il rubino rappresenta il Rebis tra il rosso e il blu:  "la fenice e' nascosta nell'aquila e le somiglia, con alcune differenze, le piume della sua coda sono blu e rosse e' un segno potente degli ordini segreti del mondo: "Questi due colori rappresentano la dualità, sono le  due colonne del tempio perfetto". Il rubino incarna due espressioni dell’essere. Da una parte quella passionale, del desiderio di unione e passione (Colore Rosso), dall’altra quella della nobiltà, della fiducia, del donarsi pienamente a valori più alti dell’essere legata alla sofferenza, alla compassione (Colore Blu).  Nei testi ebraici associato alla tribù di Ruben che  significa “Il Signore ha visto la mia miseria, ora mio marito mi amerà”. Ruben, figlio primogenito di Giacobbe e di Lia, è conosciuto per il suo grande attaccamento nei confronti della madre, ma anche per essere stato l'unico fratello ad aver difeso coraggiosamente Giuseppe. 

Nei testi bibblici questa pietra è associata a Ruben che in ebraico "רְאוּבן", significa "Ecco, un figlio."

“Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e il principio del mio potere generativo, l’eccellenza della dignità e l’eccellenza della forza. Con avventata sfrenatezza simile ad acque, non eccellere, perché sei salito sul letto di tuo padre. In quel tempo profanasti il mio giaciglio”

 

Questa pietra quindi rappresenta da una parte il potere generativo e spinta creativa, ma anche eccellenza e forza,  dall’altra quella impulsiva, che si nasconde dentro il sarcasmo che è una forma di ironia, che deride, ridicolizza o disprezza. L’ironia parola che deriva  dal greco eironéia, da éiron, che significa  ‘colui che interroga’, sottinteso ‘finge di non sapere’. 

 

Nell’alchimia è associato ai segni di Acqua e Fuoco  che mantengono un legame profondo con la la famiglia e soprattutto con la mamma, che sarà sempre davvero una figura speciale. La lettera dell'alfabeto ebraico corrispondente al segno: Chet che vuol dire "vitalità", poiché la sua forma ricorda l'utero della donna. E pochi come i segni di Acque e Fuoco vivono immersi nell'universo emotivo femminile. Si confronta e interagisce con la realtà attraverso il senso della Vista.  Questa pietra ricorda chi è fortemente orientato alla difesa dei propri spazi, conscio degli innumerevoli pericoli del mondo, per questo molto legato alla casa. Sa che, creandosi una propria sfera protettiva, potrà affrontare gli imprevisti in maniera efficace. L’ospitalità all'interno di questo mondo è concessa soltanto a pochi e fidatissimi eletti, i quali vengono però accuditi e assistiti. Ecco perché questa pietra è associata al culto dell’intimità del  “letto” e del sonno sereno. Le sue caratteristiche richiamano ad un cambiamento ad essere gentile, rispettoso degli altri, che conosce perfettamente le buone maniere e che rappresenta l’aspetto femminile e sensibile di una madre comprensiva.

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