Lettera ad un Amico. | PrismaNero
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Caro Amico, ti scrivo..

Così il caro Lucio Dalla, iniziava una delle sue belle canzoni, e lo diceva per distrarsi un po', parlando ad un buon amico che era lontano. Ma leggendo profondamente il testo di quella canzone ci si accorge che “Lucio” che stranamente significa luce o "nato alle prime luci dell'alba", termine che viene dal greco  lýkos ‘lupo’ o con Lykía ‘Licia’ o Liceo con la radice di leukós ‘bianco, splendente’, parlava di un momento particolare. Diceva che si stava preparando e che quel momento era importante. Parlava di un nuovo anno, di una nuova stagione. Una stagione che avrebbe portato una trasformazione. Cantava di un tempo in cui sarà tre volte Natale e ogni Cristo scenderà dalla croce anche gli uccelli faranno ritorno. Parla di come è contento e che è importante ridere e continuare a sperare. Ma soprattutto dice il  “Lucio” che è fondamentale che in questo istante ci sia anch'io. Tutto questo per dirti che siamo giunti alla fine di un avventuroso percorso e spero dal profondo del cuore che questo viaggio ti sia piaciuto che anche tu abbia preso qualcosa di veramente prezioso. 

Quelle gemme nascoste nel sottosuolo vanno portate in superficie. Sono splendidi tesori che la madre terra custodisce gelosamente. Sono caduti dal cielo ed ora rimangono lì ad aspettare che qualcuno scenda a fargli visita. Sono sepolti nella polvere del tempo. E nessuno va più a fargli visita da molto tempo. Hanno tanto da raccontare e ancora dopo millenni sono desiderosi di splendere. Vedi amico mio, un esploratore altro non è che un pellegrino, che viaggia per tutta la terra alla ricerca di tesori. Ogni volta che si ferma in un luogo, sente i profumi, gli odori i sapori di quel territorio e li memorizza dentro il suo cuore per portarli con sé quando farà finalmente ritorno a casa. Questo è l’esperienza del viaggio e quando sarà tornato vorrà mostrare a tutti i suoi amici quello che ha scoperto e vorrà raccontare le storie e gli odori che ha sentito e assaporato. Questo alla fine abbiamo fatto in questa breve esperienza insieme. 

 Abbiamo viaggiato attraverso molti paesi, visitato luoghi oscuri e magici, ci siamo immersi dentro un contorto giardino fatto come un labirinto  e abbiamo incontrato innumerevoli tesori nel nostro cammino.  Tesori da custodire nel nostro cuore, perché un vero amico sa preservare lo spirito di chi ha camminato a fianco nostro. Ci si può affidare e confidare in un amico. Tutti desiderano amici buoni, ma chi è disposto a investire nell'essere tale? Chi dedica il proprio tempo e la propria ricchezza interiore per conoscere veramente qualcuno? In questo viaggio, abbiamo compreso il valore della custodia. Un custode ha cura, protegge dai pericoli e provvede alle necessità. È simile a ciò che un cane o un lupo fanno per i propri figli e la propria famiglia, per il proprio padrone. Il cane dimostra fedeltà, e il suo fiuto è una dote unica. Il cane protegge il Padrone il lupo la famiglia. 

Il mio fare profumi, amico mio, non è casuale. Niente accade per caso; tutto avviene per una ragione, come dicevano gli antichi. Il mio fiuto è qualcosa di eccezionale, e non intendo riferirmi al senso dell'olfatto, ma alla capacità di svelare enigmi. Se dovessi paragonarmi a un animale, sarei sicuramente un cane o un maiale o forse un mostro marino.  Non è un caso che il mio segno cinese sia proprio il maiale. Il maiale ha un fiuto straordinario, simile a quello di un cane o di un lupo. Abbiamo perso il significato profondo della parola 'sentire'. Si può sentire con le orecchie, ascoltando e comprendendo. Si può sentire con il naso, percependo odori e fragranze. Si può sentire con il gusto, assaporando e gustando. Si può sentire con il corpo, riconoscendo il freddo o il calore,  ma si può soprattutto sentire con il cuore. E credimi amico mio il tuo cuore fà tanto rumore. Quel rumore che tu chiami passione, ardore, desiderio di verità e curiosità. Quello è quel suono che da lontano si sente. Ed è un vero richiamo. Bisogna saper cogliere questo suono e aspettare.

 

Vedi Amico mio, abbiamo imparato il dono del pescatore. Che è la pazienza. Il pescatore aspetta silenzioso e prepara l’amo con i vermi. Li mette in modo che l’amo non si noti e lancia la lenza in mare. Sa che ai pesci piacciono I VERMI e attende. Attende perché sa che prima o poi qualcosa abboccherà al suo amo. Quando trova dei pesci piccoli li rigetta in mare. Sa che ancora devono crescere e fare esperienza. Ma quando vede arrivare un pesce grosso si prepara e con un forte stratto tira a se la lenza. Il Pescatore è molto simile al Cacciatore. Ma il cacciatore inesperto potrebbe far scappare la preda. Deve conoscere prima come avvicinarsi. Si sposta furtivo. Resta sotto vento per non farsi fiutare e quando è vicinissimo salta alla gola della sua preda. Il pescatore confida sul filo e sulla lenza che non si rompa. Il cacciatore confida sulle sue abilità di scatto e velocità. Questi sono due mondi per diventare cacciatori di uomini. Il pescatore e il cacciatore sono simili, ma uno confida nella resistenza, l’altro nello scatto. Entrambi cercano di prendere la preda e utilizzano mezzi diversi. 

​Il termine 'percepire' è associato all'atto di cogliere qualcosa, derivante dal latino 'percipĕre', che significa 'prendere' o 'saper afferrare'. Percepire simboleggia accorgersi di qualcosa in modo vago. Rappresenta l’intuito. Se da un lato il leone utilizza la sua destrezza, il pescatore utilizza come intuito la pazienza. Tienilo a mente, perché spesso siamo molto più propensi ad attaccare che a riflettere. 

Amo definire il  mio viaggio “sintesi”. Ho preso e messo insieme tutti i pezzi sparsi dei miei amici e del mio padrone, e pezzetto per pezzetto li ho ricongiunti. Se da piccolo era un abile scassinatore di giocattoli oggi posso sicuramente definirmi un assemblatore di cose andate in frantumi. ​

Uso la parola 'padrone' intenzionalmente, riscoprendo il suo vero significato, che deriva dal latino 'patronus', derivato da 'pater', che significa 'padre'. Il padrone, dunque, è il 'Grande Padre'. Come fece la Dea egizia Iside, divinità della maternità e della magia, che ricompose suo sposo e fratello Osiride, dio della morte e dell'oltretomba, per poi partorire Horus, divinità del Sole.

Nel mio viaggio attraverso il tempo, studiando culture e civiltà, mi ha portato a capire che esiste un  Padre e una Madre. Genitori affettuosi che, senza l'uno, non possono essere compresi completamente. La Grande Madre rappresenta il nostro amore per questa terra, le sue ricchezze e il suo sottosuolo. Incarna l'amore materno per tutti i suoi figli, anche quelli più insoliti e diversi. Come quelle creature marine che venivano definite Mostri ma anche i nani, che sono esseri bassi e piccoli.  Abbiamo nascosto il significato profondo dietro la parola 'oscurità'. Le ombre sono solo proiezioni di demoni che cercano di emergere, ma una luce accecante del nostro io li respinge. Per questo dico in questo sito, “amate i vostri demoni a voi che entrate”. Il Daimon, traducibile con "Demone", è nella filosofia un essere che si pone a metà strada fra ciò che è Divino (Luce e Splendete) e ciò che è umano (Che appartiene alla terra), con la funzione di intermediare tra queste due dimensioni.

Prima ancora di nascere, eravamo un 'NOI'. Nell'utero materno, la sola parola che conoscevamo era 'NOI'; non esisteva un 'IO'. Il cordone ombelicale ci legava indissolubilmente a nostra madre. Eravamo due, ma uniti. Un legame unico tra madre e figlio, prima che il mondo ci separasse come individui distinti.

Una connessione inestricabile che perdura finché la nostra vita e quella della nostra madre si separa. Il taglio di quel cordone è diventato un ricordo profondo, un trauma, una ferita e in quel momento ci evolviamo da pesci ad animali. Ma esistono pesci che pur stando in acqua respirano come aria. Sono i cosiddetti Cetacei. Balene, delfini e orche. Creature che pur respirando aria, hanno deciso di nascondersi e rimanere in acqua. Immagino quanta fatica per loro dover ogni volta riemergere dal fondo per poter respirare. Furono chiamati kētos o Cetos da Aristotele che significa mostro del mare. L'udito è il senso più sviluppato perché sono in grado di capire da quale direzione provenga il suono. Ecco perché i primi cristiani utilizzavano il pesce come loro simbolo. Pesce e pescatore e chi sia l’uno o l’altro questo non si sa. 

 

E’ una breve parentesi per dire che quando siamo venuti alla luce, siamo rimasti in quel 'NOI', in quelle acque, in cui i nostri genitori erano un prolungamento di noi stessi, come delle correnti. Con il tempo, abbiamo iniziato a sperimentare un 'IO', mettendoci a confronto con gli altri 'IO' e abbiamo dato  vita alla competizione. Ma nel corso del tempo, mentre gareggiavamo, abbiamo perso il significato originale della parola 'competere', che deriva dal latino 'cum' (con, insieme) e 'petere' (andare verso).

Siamo diventati 'dei olimpici', costruendo un mondo basato sulla forza e sulla giustizia. L’idea di un padre competitivo ci ha divorato. La competizione si basa sul tempo e non sulla pazienza. Come in una gara di corsa, chi arriva primo vince. Le olimpiadi erano proprio questo una corsa contro il tempo. Contro quel "IO" Divoratore. Non ce tempo!! Dionisio, originariamente fu un dio arcaico della vegetazione, legato alla linfa vitale che scorre nelle piante, e solo successivamente divenne associata a quella del vino. E per un seme serve del tempo per maturare. Serve acqua, Aria, Terra e il calore del fuoco. 

​Dionisio, divinità "ibrida" dalla multiforme natura maschile e femminile, animalesca e divina, tragica e comica, Dioniso incarna, nel suo delirio mistico, la scintilla primordiale e istintuale presente in ogni essere vivente; che permane anche nell'uomo civilizzato come sua parte originaria e insopprimibile, e che può riemergere ed esplodere in maniera violenta se repressa e non elaborata correttamente.  Veniva identificato a Roma con il dio Bacco (simile a Dioniso), con il Fufluns venerato dagli Etruschi e con la divinità italica Liber Pater, ed era soprannominato λύσιος lýsios, "colui che scioglie" l'uomo dai vincoli dell'identità personale per ricongiungerlo all'originarietà universale. Nei misteri eleusini veniva identificato con Iacco.

Strettamente legato alle origini del teatro. Ora sai perchè le mie scatole si chiamano Opera e Theatrum.

​Abbiamo iniziato a nutrirci dell'albero del bene e del male, ma questa strada non ci ha condotto da nessuna parte, tranne che a una competizione incessante. Crescere significa, quindi, tornare indietro. Significa ritornare in quell’oceano primordiale.  Per crescere, dobbiamo lasciare morire il nostro 'IO' e tornare a un 'NOI', a un'unità. Dobbiamo ritornare alla Madre Terra e immergere le nostre radici in profondità, alla ricerca di stabilità e di una connessione con gli altri. Il Padre che prima era competizione ora diventa forza interiore, il coraggio di esplorare la terra nera. Si diventa esploratori degli abissi. Per farlo, dobbiamo avere fame di conoscenza e trasformarci in lupi, assetati di risposte e desiderosi di scoprire il nostro scopo nella vita. Crescere significa diventare famelici, proprio come le radici di un albero che si espandono, scrutano e si muovono nel sottosuolo alla ricerca di acqua e cibo. 

Abbiamo fame e sete di conoscenza, vogliamo elevarci. Il lupo di Cappuccetto Rosso deve prima mangiare la nonna e in seguito la sua carne essere spartita dal cacciatore. Così come il Cristos (l’unto dal profumo di una donna) che dice: dovete mangiare del mio corpo e della mia carne.  Lo stesso vale per il favoloso Cerbero, cane della mitologia greca, custode dell'entrata dell'Ade. Il suo compito era sorvegliare l'accesso all'Ade, per impedire ai morti di tornare nel mondo terreno. Nessuno è riuscito a domarlo, tranne Eracle e Orfeo. Nell'antichità, Cerbero era definito il "lupo degli dei", poiché ogni cosa sepolta sembrava essere divorata in breve tempo. Nella Genesi troviamo questo passo: 'Beniamino è un lupo rapace, la mattina mangia la preda e la sera divide le spoglie.' Così come nei testi antichi che si racconta di Giona, dove disse ai marinai di gettarlo in mare in modo che la tempesta passasse e Dio mandò una balena a salvarlo. 

Tutte queste figure temibili, mostri marini, lupi, cani rabbiosi, traghettatori rappresentano amici fedeli che ci accompagnano nel mondo dei non vivi. Sono ladri che hanno mangiato il segreto, poiché sono scesi nell'inferno (In tutto ciò che non si conosce) prima di noi e sono riemersi a respirare.

Questo è il vero segreto custodito nel cuore di PrismaNero."

​Non so se capirai il senso profondo di tutto quello che ti ho voluto scrivere, ma come diceva il nostro caro Amico Lucio, così mi distraggo un po'!.

Ti auguro tanta serenità e spero un giorno di abbracciarti.

LETTERA

AD UN AMICO/A

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