LUNA | PrismaNero
top of page

LUNA

Il pianeta che hai scelto è la Luna. Seppur viene definito satellite e non pianeta, la luna è strettamente connessa con la terra e con l’acqua. Il simbolo della Luna è per eccellenza legato alla sfera dell'immagine femminile e ai suoi cigli di vita e morte. E' un simbolo d'intuizione e di fecondità, di purezza ma anche di ombra, di eternità e di luce divina. La luna con le sue alterne fasi crescente, piena, calante e nuova racconta di un continuo e perpetuo movimento di rigenerazione. La Luna veniva considerata, fin dai tempi antichi, una sorta di dea letteralmente venerata per il culto di amore armonico, visto l’abbinamento Sole, e Luna, considerati due sposi. In astrologia perciò la Luna tende ad assumere una simbologia particolarmente legata alla profondità d’animo e all’inconscio, la parte più intima di ogni persona. La simbologia associata a questo pianeta è il gambero che rimane nello stagno, che rappresenta l'inconscio o l'immaginazione che emerge verso percorsi difficili e pericolosi. La luna rappresenta un inizio passivo perché, non avendo luce propria, riflette la luce del sole e non mostra mai la sua parte più oscura. Il suo metallo è l'argento, il suo colore  è il bianco, il suo numero è due. Il simbolismo della luna rappresenta un'ambivalenza perché si manifesta allo stesso tempo in rapporto con la vita e la morte. La luna muore e rinasce, definendo l'aspetto dell'idea di far rivivere il tempo entro l'anno. Il culto della luna, che era caratteristica di epoche di culture diverse. La luna crescente era il simbolo sacro dei babilonesi, Iside per gli egizi e Artemide per gli greci. Poi utilizzata nel simbolismo associato alla Vergine Maria. La mistica cristiana simboleggia Maria con la falce di luna: il principio femminile, che porta la luce nel buio della notte. La dea Selene era tradizionalmente descritta come una donna di incomparabile bellezza e dal viso pallido. Raffigurata con lunghe vesti fluide color bianco o argento, portava in mano una torcia e sopra la testa una luna crescente. La sua immagine più caratteristica la vede nel firmamento alla guida del suo carro lunare, trainato da candidi e mansueti buoi. Selene apparteneva alla triade greca delle divinità della Luna. Insieme a lei vi erano Artemis, la luna crescente, simbolo di giovinezza e spensieratezza, ed Ecate, la luna calante, simbolo di vecchiaia e di saggezza. Selene era la raffigurazione della luna piena. Per questo motivo, all’interno della triade, aveva il ruolo di madre. In virtù di questa triplice caratterizzazione della luna, Selene era il simbolo della pienezza, maturità e fertilità della donna, che porta nel ventre il seme della vita e di una nuova nascita. La luna, inoltre, rappresenta la psiche, la parte sensibile ed emotiva dell’individuo. Da un lato simboleggia l’affetto materno e, di conseguenza, le radici dell’infanzia e l’ambiente famigliare. Dall’altro, è anche il simbolo del nostro modo di ricordare ed elaborare il passato, percepire il mondo presente e immaginare la vita futura. Il tutto attraverso il filtro delle emozioni. Chi sceglie questo pianeta viene letteralmente stregato dalla sua inflenza. Nella mitologia ci viene tramandata una storia. Così una notte, mentre brillava bianca e algida sulla valle di Olimpia, Selene vede un bellissimo giovane, di nome Endimione: un pastore che al calar del sole fa riparare le sue greggi in una grotta del monte Latmo. Affascinata dalla sua bellezza, Selene si innamora perdutamente di lui e con la sua luce entra nella grotta. Anche Endimione è subito catturato dallo splendore della Dea d’argento vestita. Ma Endimione è un semplice umano, mentre Selene è una Dea, quindi immortale, inoltre ha un compito da portare a termine: deve continuare il suo viaggio, ha solo poche ore per portare il carro a destinazione, verso Ponente, dove si tuffa ad ogni alba nelle acque fredde di Oceano, le quali ogni giorno rinnovano lo splendore della sua pelle morbida e candida. Selene però è affranta, vuole rivedere il bellissimo mortale, lo vuole rivedere per sempre. Non sopporta l’idea di vivere l’eternità senza di lui e chiede pietà a Zeus. Questi accoglie il suo desiderio e stabilisce che Endimione dormirà per sempre, Selene lo andrà a trovare ogni sera nella stessa grotta, dove lo sfiorerà, l’osserverà, lo bacerà. Endimione, per contro, diverrà l’oggetto eterno di un amore divino, un amore immobile, inerte, ma sempre giovane e bello. Dormirà con gli occhi aperti, in modo che il mondo possa ammirare in eterno la meraviglia del suo volto. E così Selene continua ogni notte a visitare Endimione, così come ogni notte la Luna solca il cielo stellato. Endimione ancora dorme in quella grotta del monte Latmo, dove gli dei lo hanno deposto. Ancora sogna quell’amore lucente che lo stregò in una sola, singola notte, e ancora fissa con lo sguardo immobile lo splendore argenteo della Luna che si staglia nel profondo cielo blu.

Il nome Endimione significa "colui che dimora dentro", nome è anche riconducibile a ἐνδύ(ν)ω, che significa “mi rivesto”, “entro dentro”, “mi immergo“ e con "dentro" si intende il grembo della grotta, dove la dea lo vide per la prima volta, innamorandosi perdutamente. Il ventre della grotta sta per l’inconscio e colui che dimora altro non è che il desiderio del risveglio da un sonno perpetuo, il nucleo della personalità, il principio superiore dell’individuo.

bottom of page