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ONICE NERO

La pietra che hai scelto è L’onice Nero. L’Onice nero è una pietra preziosa di origine vulcanica, appartenente alla famiglia dei calcedoni. Il nome della pietra onice deriva dall’antico Greco “onux”,  significa “unghia” o “artiglio” che richiama proprio la durezza della pietra. Veniva apprezzata durante le cerimonie e le sepolture come simbolo di protezione. Era un elemento importante nella realizzazione di armature, scudi e spade. Veniva infatti visto come un amuleto capace di proteggere il suo possessore in battaglia. A causa del suo colore misterioso e impenetrabile, che rimanda all’ignoto ed i misteri dell’umanità, l’Onice nero ha ispirato molte leggende e credenze. Una leggenda narra che questa pietra ebbe origine da Cupido. Il dispettoso dio dell’amore, tagliò le unghie di Venere con la punta di una freccia, mentre lei dormiva. Lasciò le unghie sparse sulla sabbia del deserto. Le Moire decisero di mutarle in pietra, affinché nessuna parte del corpo divino dovesse mai distruggersi e rimanesse immortale così come la sua divinità. Il richiamo và spontaneo ad Iside, Demetra, Artemide, Cerere, Cibele, Diana, le divinità Matrone. Le antiche madri della civiltà sono tutte epifanie di un’unica divinità primigenia: la Grande Madre della Terra, matrice di tutte le cose. Nella mitologia dell'antico Egitto era la rappresentazione di Iside, dea della magia, della fertilità e della maternità, mentre Osiride, suo fratello e sposo, era il re dell'oltretomba. Nella religione egizia, la figura di Iside era associata alla costellazione della Vergine, dello Scorpione. E’ un rapporto tra Acqua e Terra. Vergine subisce l’influenza di Mercurio, mentre Scorpione subisce l’influenza di Marte e Plutone.  Il suo nome egiziano era Aset, che diede la base per la forma coptica ⲎⲤⲈ (Ēse) e per il suo nome greco  Ἰσις, su cui è basato il suo nome moderno. Il nome in geroglifico è composto dal segno di un trono, che Iside indossa anche sul capo come simbolo della sua identità. Il simbolo serve come fonogramma, ma potrebbe anche rappresentare effettivamente un legame con i troni. Il termine deriva dal greco θρὸνος (thrònos) e dal latino thronus, col significato di "ciò che sostiene", cioè "seggio". Nella forma sviluppata del mito, Iside diede alla luce Horus dopo una gravidanza lunga e un parto difficile nei boschetti di papiro del delta del Nilo. Mentre suo figlio cresce, deve proteggerlo da Set e da molti altri serpenti, scorpioni e malattie. I suoi sforzi per guarire Horus (Aria) erano descritti in molti libri di incantesimi, che compravano ogni paziente con Horus, cosicché potesse beneficiare dell'impegno di Iside. In alcuni testi, Iside viaggia fra gli umani e deve cercare il loro aiuto. Secondo una storia, sette Dei scorpioni minori viaggiavano con lei e le facevano la guardia. Si vendicarono su una ricca donna che si era rifiutata di aiutare Iside pungendo il figlio e rendendo necessario che Iside guarisse il bimbo senza colpa. La reputazione di Iside di dea compassionata, che vuole diminuire le sofferenze umane, contribuì di gran lunga alla sua immagine. Iside era spesso caratterizzata come una dea della luna, era anche la patrona di mari e porti. I marinai lasciavano incisioni che la invocavano per assicurarsi della sicurezza e fortuna dei loro viaggi. In questo ruolo era chiamata "Iside Pelagia", "Iside del mare", o "Iside Faria", in riferimento alle isole di Faro, sito del faro di Alessandria. Ricollegandoci ai simboli dei colori, in chiave profondamente spirituale, l’onice nero è associato Vergini nere. Il colorito scuro delle rappresentazioni mariane potrebbe essere inteso come il colore dell’iniziazione alla vita eterna. Era opinione comune che la vita avesse avuto origine dal nero. Al nero si attribuisce una potenzialità generatrice e feconda in quanto nel ventre materno conosciamo l’oscurità e ci prepariamo ad incontrare la luce. Il nero, dunque, non come fine ma punto da cui sorgerà la luce e per questi motivi il colore prescelto per raffigurare la Vergine. La Madre di Cristo, cioè colei che con la sua divina maternità ci ha realmente iniziato ad una nuova vita. Dunque, nel colore scuro di molte rappresentazioni mariane riscontrano un segno simbolico del mondo soprannaturale e un richiamo all’origine della vita. I suoi colori ricordano l’animale della Pantera. Nel corso dei secoli e in diverse parti del mondo alla pantera sono stati attribuiti veri e propri poteri e precisi significati. Evocata in rituali magici e religiosi, assumeva le funzioni di un totem protettivo capace di ispirare forza e sicurezza. In generale, molti dei suoi simboli dipendono dal suo stile di vita. Il suo rifugio si trova infatti nel cuore della giungla, fitta e umida. Forte della sua aggressività e intelligenza, regna incontrastata nel suo territorio. L’aurea di mistero che aleggia attorno a questo animale silenzioso e invincibile Un esempio lampante è quello degli Egizi, che indossavano una coda di pantera nelle loro cerimonie per chiedere protezione e padronanza di sé. In seguito gli antichi Greci la collegarono al culto del dio Dioniso, che secondo la mitologia fu allattato proprio dalle pantere. Per questo vengono spesso raffigurate nell’atto di trainare il suo carro. Presso gli Indiani d’America rappresentava la magia e la padronanza di sé. Gli Amazzoni, dal canto loro, associavano il suo ruggito al rombare del tuono. L’animale era di conseguenza equiparato al dio delle tenebre, che ingoiando il sole diventava il responsabile delle eclissi. Simbolo della notte, il colore del suo manto accentua ancor di più quel senso di mistero che la contraddistingue. Inoltre è tipicamente associata alla dea madre, alla vita e alla luna, motivo per cui costituisce un simbolo femminile. Chi ama custodire i propri segreti e tiene molto alla propria dimensione privata. Un ulteriore tratto della pantera è legato al fatto di essere un animale solitario. Se è vero che i cuccioli crescono in compagnia della madre, quando diventano adulti iniziano un percorso nella solitudine. La pantera è così l’equivalente in versione animale dell’eremita. Rappresenta il cammino individuale di comprensione di sé stessi. Questo viaggio alla scoperta del proprio io consente di avvicinarsi anche ai segreti della vita. Per questo motivo la pantera presso molte culture viene considerata la guardiana del mondo spirituale. Un’ulteriore prova è data dal fatto che la pantera caccia all’alba e al crepuscolo, momenti carichi di magia, simboli di transizione e passaggio. Oggi, l’onice nero è una pietra considerata adatta a chi deve aumentare la propria autostima e la propria forza di carattere. Aumenta la sicurezza e l’autonomia nell’affrontare i problemi della vita, allontana i pensieri negativi e favorisce l’ ottimismo e l'entusiasmo. L'onice nero rappresenta il desiderio di la rinascita, il cambiamento, la profonda connessione con il cosmo e le sue leggi.

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