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DIAMANTE

La pietra che hai scelto è il Diamante. La parola diamante proviene dal greco “Adàamanta“, accusativo di Adamas, che significa “Ferro Durissimo“. Solo dopo Aristotele si applicò tale terminologia alla pietra, infatti, il termine è composto dalla “a” privativa e dalla parola “Damas” che significa domare. Letteralmente significa impossibile da domare. Il termine diamante divenne in seguito adamant, demant e, infine, diamante. Riguardo all’etimologia del termine scrive Biringuccio: “Per fuoco la sua estrema durezza non si mollifica, nè con ferro alcun tagliar si può, talchè da ogni cosa creata è indomabile“. Gli Indù lo chiamavano uira dal sanscrito vajra (fulmine) e gli attribuivano l’epiteto di “frammento d’eternità“. Lo stesso termine viene utilizzato per Adamantino per indicare le qualità tipiche del diamante, in particolare la durezza e la purezza ma spesso trasportate anche sulle qualità morali di una persona come la fermezza, l'integrità o la irreprensibilità. Qualcosa di impenetrabile, inscalfibile, ma anche che non può essere vinto quindi "invincibile". Gli Arabi lo chiamavano almas, mentre gli Indù lo definirono un "frammento d’eternità". Mentre le leggende del Nord raccontano che il diamante fu creato dal Dio delle Miniere, polverizzando tutte le altre pietre e fondendole insieme, nell'antica Grecia si pensava che si trattasse di ciò che Giove dava in ricompensa ai suoi beniamini, in cambio di un servigio. Nel Medioevo un'antica credenza raccontava che prendere un anello d'oro con diamante e portarlo nove giorni e nove notti sul cuore, a contatto con la pelle, garantiva l'amore incondizionato dell'uomo o della donna dei propri sogni. Il nono giorno, all'alba, occorreva incidere nel metallo la parola Scheva che deriva dal termine arabo shvu'ache significa pozzo; sheva può significare "sette" o "giuramento". Il rito consisteva nel legare tre dei propri capelli a tre dell’amato, recitando "O corpo possa tu amarmi e che il tuo proposito riesca con lo stesso ardore del mio per virtù di Scheva". Una volta legati i capelli, andava avvolto il tutto in un pezzetto di seta, portandolo appeso al collo per altri sei giorni. Al settimo, liberato il gioiello da capelli e tessuti, lo si doveva offrire in dono alla persona amata. Sempre nel mediovo si riteneva che esso avvertisse chi lo portava dai pericoli che incombevano su di lui e che ne purificasse il carattere. In India il diamante viene usato come strumento terapeutico e magico. Lo si polverizzava per cospargere i neonati e augurare loro protezione e fortuna. Ancora oggi è la pietra simbolo dell'India. La cristalloterapia tiene in altissima considerazione il diamante. La sua maggiore sfera d'azione è sul cervello e sul sistema nervoso. Di conseguenza la sua prossimità al nostro corpo ha un effetto benefico su tutte le malattie psicosomatiche. I Diamanti sono i protagonisti di tradizioni mitiche ed esoteriche: i filosofi dell’antica Grecia credevano che i Diamanti fossero abitati da spiriti ultraterreni; gli antichi Romani li consideravano lacrime degli dei o schegge di stelle cadute sulla Terra, mentre per gli induisti un Diamante si generava dallo scontro di un fulmine sulla roccia. Secondo la tradizione ebraica, un Diamante, posto davanti a una persona colpevole, si sarebbe oscurato, mentre posto davanti a un innocente avrebbe acquistato lucentezza. Per tutto il Medioevo e fino al Rinascimento, ai Diamanti venne attribuita tutta una varietà di poteri esoterici contro le avversità della vita, tra cui infondere ardimento, coraggio, invincibilità, forza e virtù, come pure di scacciare gli incubi, allontanare gli spiriti maligni, placare le bestie feroci e persino di proteggere la casa dai fulmini. Il diamante per il suo colore purissimo e trasparente rappresenta l’aria purificata. Il diamante è una delle tante forme allotropiche in cui può presentarsi il carbonio; in particolare il diamante è costituito da un reticolo cristallino di atomi di carbonio disposti secondo una struttura particolare detta tetraedrica. I diamanti hanno origine nel mantello della Terra, dove esistono le condizioni di altissima pressione necessarie alla loro formazione. Al diamante è associato il segno dei Gemelli. Secondo gli antichi cinesi, esisteva il “giardino delle pietre preziose“, dove si trovavano gli esemplari maschili (Yang) e altri femminili (Yin): quando le gemme in questo luogo nascevano accoppiate, e quando insieme venivano nutrite della rugiada celeste, da esse, come perfetta sintesi delle due polarità cosmiche, nella loro estrema potenza si generavano dei piccoli diamanti.Il diamante, a causa della sua trasparenza, era emblema di purezza, innocenza e virtù; veniva sempre associato, per la sua durezza, alla regalità e al potere. Nel linguaggio dei simboli significa affetto, fedeltà, cordialità, immutabilità. Il trono del Buddha era costruito di diamante, a significare spiritualità, ma anche amore, fortuna, coraggio. Rappresenta, nel simbolismo cattolico, la Chiesa di Cristo. Secondo la tradizione negativa esso può però indicare crudeltà, peccato, scelleratezza. In Egitto questa splendida gemma era consacrata ad Osiride, in Grecia ad Apollo e Mercurio, fatto che la rendeva particolarmente giovevole all’occhio destro, direttamente collegato a questa divinità. Plinio chiamava il diamante nemico della calamità e svelava il segreto per spezzarlo: bastava immergerlo in sangue caldo di capro, nutrito con la pianta chiamata “erba della pietra”. Anche l’alchimia confermò in seguito queste tesi: solo col sangue di becco o di leone si vinceva il diamante; si aggiungeva che esso veniva prodotto, per coagulazione, nella roccia a causa della bassa temperatura e che si trovava solo in mezzo all’oro. Ma queste affermazioni non vanno naturalmente prese alla lettera; il linguaggio alchemico è altamente simbolico. La grande Scienza della Trasmutazione dei metalli e della Purificazione della natura umana, parla ai non addetti con parole comprensibili solo a chi ha intrapreso questo ermetico e difficile cammino. Grandissima è l’importanza occulta del diamante, che racchiude in sè la complessa simbologia del Bene e del Male; la pietra Billour, ad esempio, poteva essere portata solo dai Maestri di ordini esoterici: essa era dotata di virtù sovrannaturali, guariva tutti i mali, cambiava i metalli vili in nobili. La sua luce non poteva esser sopportata da occhio umano senza schermo protettore; similmente la luce della Conoscenza non può esser mostrata a chi non è pronto a riceverla, se non opportunamente oscurata da particolari filtri: i simboli e gli archetipi. Nei testi sacri il diamante è associato alla tribù di Issachar:

« Issachar è un asino robusto che se ne sta coricato nelle stalle. Vede che il riposo è dolce, che il paese è bello, porge la schiena al giogo e si fa servo pagando tributi »  

« ...Rallegrati, o Zevulun, quando esci sui mari, e tu, o Issachar, quando rimani nelle tende. Essi chiameranno al monte di Sion molti popoli e là offriranno i sacrifici comandati perché succhieranno i tesori dei mari e le dovizie nascoste nella sabbia »

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